L'aiuto dello psicologo

Bassa autostima, indecisione e insicurezza

L'autostima è un concetto molto importante per la psicologia e, gradualmente, il termine è entrato a fare parte anche del linguaggio popolare.

Il primo psicologo ad aver descritto l'autostima è stato William James nel 1890, che l'ha definita come il rapporto tra il Sé percepito ("Chi penso di essere") e il Sé ideale ("Chi vorrei essere").

L'autostima sarebbe quindi il risultato della valutazione globale che noi facciamo di noi stessi, frutto del confronto tra stato percepito e stato ideale. Maggiore è la discrepanza tra questi due stati e più elevata è l'insoddisfazione personale che ne deriva.

Nathaniel Branden nel 1969 definì l'autostima come:

 "…l'esperienza di essere competente ad affrontare le sfide fondamentali della vita
 e di essere degno di felicità". 

Secondo Branden, l'autostima è la somma della fiducia in se stessi (un sentimento di capacità personale) e del rispetto di sé (un sentimento di valore personale).
Essa esiste come conseguenza del giudizio implicito che ogni persona fa, da un lato, della sua capacità di affrontare le sfide della vita, cioè di capire e risolvere i problemi, e, dall'altro, del suo diritto di raggiungere la felicità, o, in altre parole, di rispettare e difendere i propri interessi e bisogni. Questo approccio a due fattori, come alcuni lo hanno anche chiamato, fornisce una definizione equilibrata che sembra essere in grado di affrontare i limiti della definizione dell'autostima principalmente in termini di competenza o di soltanto di valore.

Spesso le persone sono solite dire: "ho autostima" oppure "non ho autostima". Questo non è corretto in quanto ognuno di noi possiede un'autostima. C'è però chi ha una giusta autostima, chi ha una bassa autostima e chi ha un'alta autostima. Altro errore che spesso si compie è il credere che bisogna avere necessariamente un'alta autostima: l'autostima deve essere giusta, equilibrata. Per rendere il concetto più chiaro, in termini dualistici, l'autostima si può suddividere in positiva e negativa.

Una persona con una sana autostima (positiva) accetta se stessa e si ama incondizionatamente, riconoscendo sia le proprie virtù che i propri difetti; ha imparato che nella vita esistono limiti e regole e che non sempre si riesce a ottenere ciò che si vuole. Essere in grado di tollerare la frustrazione è un'abilità di vita essenziale. Se non si impara mai a farlo, si rischia di trovarsi di fronte a molti problemi. Un'autostima troppo alta non porta al successo o alla felicità ma, al contrario, espone a problemi e pericoli in tutti gli ambiti più importanti della vita.

"Avere scarsa autostima è come percorrere la strada della vita 
con il freno a mano tirato" (Maxwell Maltz)

La bassa autostima ha un effetto negativo, a volte devastante, sulla persona e sulla sua vita. È causa di pensieri negativi su di sé (autocritica), emozioni negative (depressione e ansia), sintomi fisici (affaticamento, bassa energia o tensione), comportamenti problematici (evitare le sfide o adottare eccessive precauzioni) che danneggiano le prestazione scolastiche prima e lavorative poi, le relazioni interpersonali, il tempo libero e la cura di sé. La bassa autostima gioca un ruolo importante anche nello sviluppo e nel mantenimento di alcuni gravi disturbi mentali come la depressione, i disturbi d'ansia, i disturbi dell'alimentazione e i disturbi da uso di sostanze e ostacola il trattamento di questi disturbi perché crea senso d'impotenza e sfiducia sulla possibilità di cambiare, influenzando negativamente l'adesione alla cura.

L'autostima influenza le risposte emotive, cognitive e comportamentali in varie situazioni. Nel processo decisionale, l'autostima è l'autovalutazione della propria capacità decisionale in una determinata situazione e la fiducia in questa capacità, o la sua mancanza, può influenzare le decisioni. Le persone con una bassa autostima hanno un'estrema difficoltà a prendere decisioni. La loro indecisione dimostra la mancanza di fiducia in se stessi e i profondi dubbi sulla loro capacità di fare le scelte giuste. In questo modo però, aumentano il loro senso di impotenza e di inidoneità, dimostrando agli altri la completa mancanza di rispetto per la propria persona, la mancanza di fiducia per le proprie capacità. Dimostrando agli altri di non credere in sé stessi non fanno che alimentare un circolo vizioso dal quale è di uscire senza un aiuto competente da parte da un professionista.

Cosa può fare lo psicologo? Come può aiutare?

  • Innanzitutto uno psicologo ha a disposizione degli strumenti conoscitivi specifici attraverso i quali può accertare il livello di autostima effettivo di una persona.
  • Può lavorare sugli ostacoli che concorrono allo sviluppo e al mantenimento di un buon livello di autostima per poi focalizzarsi sul miglioramento dell'autostima: può aiutare a mettere in discussione le proprie convinzioni errate riguardo a sé stessi e alle proprie competenze e capacità; può aiutare nella gestione dell'ansia connessa a situazioni in cui non ci si sente all'altezza o nel prendere decisioni; insegnare la tolleranza alle critiche; aiutare nello sviluppo della comunicazione assertiva; aiutare nello sviluppo dell'acquisizione di abilità sociali e interpersonali.

Info e Appuntamenti

Matteo Sinatti - Psicologo, Ipnotista esperto in PNL.
Riceve in Valdarno (Bucine e Montevarchi) e a Milano.

Possibili Consulenze via Skype, Messenger Video, Whatsapp Video.

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