Il termine motivazione deriva dal latino movēre (muovere): la motivazione costituisce ciò che muove il singolo a compiere determinate scelte, ad agire, ad investire impegno, a perseverare, a dedicarsi ad un determinato compito. È la caratteristica psicologica che stimola una persona a muovere verso un obiettivo desiderato e suscita, controlla e sostiene determinati comportamenti diretti all'obiettivo.
La motivazione è un concetto talmente complesso in psicologia che, per un certo periodo di tempo, l’APA (American Psychological Association) aveva eliminato la parola chiave "motivazione" dal proprio database (Psychological Abstracts) perché aveva troppi significati e quindi non era ritenuta molto utile.
Occuparsi di motivazione significa cercare di dare una risposta ad una delle domande più antiche della storia dell’uomo: perché ci impegniamo a fare quello che facciamo?
Ci sono molti approcci alla motivazione: fisiologici, comportamentali, cognitivi e sociali.
In generale le motivazioni possono essere suddivise in due macrocategorie: primarie e secondarie. Le motivazioni primarie sono legate alla soddisfazione di bisogni fisiologici fondamentali mentre le motivazioni secondarie sono quelle apprese culturalmente che derivano dall’apprendimento e dall’influenza sociale. Queste ultime non sono dunque legate a dimensioni biologiche, ma sono connesse al mantenimento di un’immagine di sé, all’autostima, alla realizzazione delle proprie aspirazioni, al conseguimento di una posizione sociale.
Inoltre si distinguono motivazioni intrinseche ed estrinseche. Un’attività intrinsecamente motivata si autoalimenta perché è compiuta in quanto risulta di per sé gratificante. Al contrario un’attività estrinsecamente motivata viene svolta per ottenere o per evitare qualcosa (per esempio ottenere una ricompensa o evitare una punizione).
In realtà, le nostre motivazioni sono spesso un insieme di fattori sia intrinseci che estrinseci e la natura di questo insieme può cambiare nel tempo. Ad esempio, mettiamo che cucinare è uno dei tuoi hobby preferiti: ami cucinare per gli altri ogni volta che hai l'occasione e ti piace trascorrere ore in cucina. Sei intrinsecamente motivato a cucinare. Poi decidi di frequentare una scuola di cucina e alla fine trovi un lavoro come chef in un buon ristorante. Ora stai ricevendo un rinforzo estrinseco (per esempio, essere pagato) per il tuo lavoro, e col tempo potresti diventare più estrinsecamente che intrinsecamente motivato. A volte, la motivazione intrinseca può diminuire quando viene data una motivazione estrinseca, un processo noto in psicologia come "effetto della giustificazione eccessiva". Questo può portare a spegnere la motivazione intrinseca e a creare una dipendenza da ricompense estrinseche per poter continuare una determinata azione.
Per quanto riguarda la mancanza di motivazione (demotivazione) a volte, non avere motivazione può essere il problema; altre volte è solo il sintomo di un problema più grande.
Per esempio, per un perfezionista, la mancanza di motivazione può derivare dalla paura di non portare a termine un compito in maniera impeccabile. Finché non verrà affrontato e superato il bisogno di perfezione è improbabile che la motivazione aumenti.
Quindi è importante riuscire a comprendere il motivo per cui alcune persone avere difficoltà a motivare se stessi prima di capire come fare per "rimotivarsi".
La mancanza di motivazione è una risposta naturale alla delusione, allo sconforto e allo stress.
In quanto risposta l’apatia ha lo scopo di superare i sentimenti negativi legati alla delusione, al fallimento e alla perdita. In circostanze normale, questo tipo di apatia è a breve termine.
Quando la mancanza di motivazione perdura da molto tempo o addirittura diviene la modalità di vita predominante e costante, bisogna indagare la presenza di problemi sociali e psicologici più profondi.
Matteo Sinatti - Psicologo, Ipnotista esperto in PNL.
Riceve in Valdarno (Bucine e Montevarchi) e a Milano.
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